12.11.14

Da Líder máximo a fidanzatino tradito, la parabola discendente di Massimo D'Alema

Sorride, D'Alema, mentre pronuncia la sua ultima battuta su Renzi e Berlusconi. "Berlusconi si è talmente innamorato di Renzi che lo ha scelto come suo erede", dice.
Del sarcasmo caustico che lo ha reso celebre, negli anni '90, è rimasto, però, solo il tono. Manca completamente la capacità di intellegere la realtà.
Eppure alcune delle cose che Renzi, oggi, sta portando avanti erano state indicate come priorità proprio dall'ex Presidente del Consiglio.
La necessità di portare a compimento le riforme istituzionali in maniera condivisa, innanzitutto. Questione della quale D'Alema fece il proprio cavallo di battaglia durante la sua permanenza a Palazzo Chigi, anche se tutti sappiamo com'è andata a finire.
Qual è la differenza tra il patto del Nazareno e quello della Crostata? Anche allora Berlusconi si era invaghito del suo principale avversario?
Viene il sospetto che D'Alema lo pensi davvero, viste le parole da fidanzatino tradito che usa per descrivere l'attuale fase politica.
In realtà si tratta, molto più probabilmente, di umana gelosia.
Sì, perché l'uomo Massimo D'Alema, lo sappiamo, ha un'altissima considerazione di sé ed aveva in mente di passare alla storia come uno dei padri della patria. Il sogno nel cassetto era quello di diventare Presidente della Repubblica, ma pare proprio che, con Renzi Presidente del Consiglio e segretario del PD, il cassetto sia destinato a rimanere chiuso.
La rabbia, evidente, per la mortificazione delle proprie ambizioni dev'essersi fatta incontrollabile dal momento in cui è cominciato a circolare, per la successione a Napolitano, il nome di Walter Veltroni. Le quotazioni dell'eterno rivale in questo momento non sono altissime, ma è un nome che gira, un'ipotesi comunque plausibile. Per D'Alema ritrovarsi ad essere l'unico vero rottamato della vecchia sinistra dev'essere un dolore insopportabile, forse anche peggiore di quello che ha provato quando, per la carica di Alto rappresentante Ue per la politica estera, gli è stata preferita la giovanissima Federica Mogherini.
Solo così riesco a spiegarmi il motivo per il quale D'Alema scende sul personale, senza individuare ed analizzare i tratti di assoluta novità della attuale fase politica.
Liquidare come un episodio l'exploit elettorale del Partito Democratico e spiegare la possibilità, finalmente, che le riforme vadano in porto ricorrendo alla vulgata della similitudine tra Renzi e Berlusconi, al punto da alludere ad una corrispondenza di amorosi (politici) sensi tra i due, è una caduta di stile che non ci saremmo aspettati. Sentirlo discettare sui pericoli dell'intesa con Berlusconi sulla legge elettorale fa venire in mente il buon vecchio De André, quando diceva che la gente dà buoni consigli se non può dare cattivo esempio e fa emergere la vera paura dell'ex Líder máximo: che il giovane ed inesperto Renzi riesca dove D'Alema ha fallito.

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