8.1.14

Marchette, trabocchetti, vuoti di memoria e assalti alla diligenza.


Ogni giorno un italiano si sveglia e sa che deve correre a spulciare leggi ed emendamenti in corso di approvazione prima che l'ennesima norma allucinante venga approvata.
Oggi è il turno degli insegnanti delle scuole pubbliche ai quali il governo chiede la restituzione di circa 150 euro al mese percepiti nel 2013. A seguire, manfrina intragovernativa, con Carrozza che chiede di ripensarci, Saccomanni che un po' difende il provvedimento, un po' dà la colpa ai governi precedenti (non guasta mai). Infine la notizia che il provvedimento è stato ritirato.
Poche ore prime si era fatta largo sui giornali una ipotesi di cancellazione del super bollo sulle auto di lusso. Dal MEF arriva una mezza smentita  “ci sono tante cose in ballo per il rilancio del settore, e tra queste anche le forme di tassazione. Ma sul punto non c'è ancora niente di definito”. Ne sapremo di più prossimamente.
Se andiamo indietro appena di un paio di settimane siamo costretti a ripescare decine di notizie simili, dalle slot machine agli sgravi sui finanziamenti ai partiti e chi più ne ha più ne metta.
Incidentalmente mi viene in mente che ognuna di queste vicende sarebbe stata più idonea a giustificare le dimissioni di un viceministro rispetto alla battutina del segretario del PD, ma evidentemente Fassina, mentre al Ministero studiavano queste splendide misure, teneva conferenze sull'equità e sui partiti padronali. Poi si è lamentato dicendo che Renzi in questo mese ha fatto apparire marchettaro chi stava al governo "responsabilmente" (sic). Ma lasciamo perdere le vicende relative alle correnti interne del PD.
Il punto che mi preme è che tra le tante prassi alle quali bisognerebbe cambiare verso una sempre più urgente riguarda la tecnica legislativa. Emendamenti monster, leggi che contengono tutto e il loro contrario (sul cd Salva Roma è dovuto intervenire Napolitano e non è la prima volta), rinvii e contro rinvii rendono impossibile il controllo democratico sull'attività legislativa di Parlamento e Governo.
Tra le priorità indicate da Matteo Renzi durante la campagna elettorale per le primarie c'era la semplificazione delle norme relative al diritto del lavoro. Necessità ineludibile anche secondo il sottoscritto, ma per evitare che continui interventi di semplificazione si rendano necessari in ogni materia e continuamente bisogna cambiare il modo in cui si legifera. Norme brevi, chiare, scritte in italiano, prive di rinvii e, soprattutto, trasparenti. 
Basta alle leggi omnicomprensive, ai vari milleproroghe. Basta alle leggi con un solo articolo e migliaia di commi. Basta alle disposizioni assolutamente non inerenti il contenuto delle leggi.
Recuperare la fiducia dei cittadini è un passo ineludibile per chi voglia governare l'Italia, oggi e domani. Ma è un passo impossibile se si nascondono continuamente insidie nelle pieghe dei provvedimenti legislativi. E lo spettacolo di "non so", "rimedieremo", "si tratta di un equivoco", "è una norma passata per sbaglio" al quale stiamo assistendo ininterrottamente da non so quanto tempo è pari se non peggiore alle peggiori vicende relative all'abuso dei rimborsi elettorali. Chi semina trabocchetti, marchette e vuoti di memoria raccoglie antipolitica e sfiducia. Ricordiamocelo.

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