15.12.13

5 stelle: pagati per fare cosa?

Mesi passati a discutere delle diarie, degli scontrini, dei finanziamenti ai gruppi parlamentari. Un movimento il cui pressoché unico vanto è quello di non aver preso i rimborsi elettorali, dopo 10 mesi dalle elezioni di febbraio dovrebbe spiegare a 9 milioni di persone, ma vorrei dire a tutto il paese, che cosa ci sta a fare in Parlamento.
Perché non prendere tutti i soldi (perché una parte di soldi pubblici il Movimento 5 stelle li prende e come) dello Stato destinati alla politica può essere un vanto a patto di essere produttivi. A patto, cioè, di portare a casa risultati. E invece no.
Nel primo discorso ufficiale da Segretario del PD Matteo Renzi ha offerto un patto al Movimento 5 stelle. Sul tavolo c'è un sacco di roba: la legge elettorale, le riforme istituzionali, tagli alla spesa pubblica per un miliardo di Euro. Un miliardo. Più dell'equivalente che tutti i partiti hanno incassato come rimborsi elettorali negli ultimi 10 anni. Ma, soprattutto, una riforma vera dello Stato, che snellisce le istituzioni, che le rende più funzionali e, dunque, efficienti. 
Da Beppe Grillo sono arrivati i soliti insulti, ribaditi diligentemente dai parlamentari. Ma è per questo che 9 milioni di elettori hanno votato il Movimento 5 stelle? Per lasciare che il blogger genovese insulti i suoi avversari politici esattamente come faceva prima che il suo partito avesse l'exploit che ha avuto?
E tutti quegli eletti? Praticamente i parlamentari 5 stelle sono gli iscritti agli aggiornamenti di un blog più pagati del mondo.
Leggo da più parti che il rifiuto di Grillo sarebbe giustificato dalla proposta "ricattatoria" di Renzi. Beh, questa è chiaramente una scusa, anche abbastanza plateale. Renzi fa un'offerta complessiva nella quale i rimborsi elettorali, tra l'altro destinati comunque a sparire, seppur gradualmente, visto il Decreto Legge approvato l'altro giorno, giocano una parte piccola piccola. Il neo segretario del PD parla di una riforma epocale, coraggiosa. Una proposta che non si è mai sentita prima. Ed è lì, a portata di mano. Per la seconda volta nel 2013 il Movimento 5 stelle ha un'occasione pazzesca e per la seconda volta la sta gettando alle ortiche.
Alle proposte di Bersani venne risposto picche perché il Movimento 5 stelle, tuonava Grillo, non fa accordi di governo con nessuno, "valuteremo le proposte una alla volta". Ecco, Grillo ha valutato la proposta di Renzi ed ha deciso di non votarla. Non ha nemmeno risposto con una controproposta, niente.
Bersani è passato alla storia come quello che voleva smacchiare i giaguari, il Movimento 5 stelle sta passando alla storia per essere stato più gattopardesco della DC: cambiare tutto per non cambiare niente.
(e noi paghiamo).

12.12.13

I leader extraparlamentari non sono tutti uguali


Da più parti, da quando Matteo Renzi ha vinto le primarie del PD, si insiste su questa similitudine.
Renzi, Grillo e Berlusconi, si dice, sono tutti e tre leader che non siedono in Parlamento.
Berlusconi, addirittura, utilizza questa similitudine per sminuire la sua decadenza da Senatore, a causa dei noti fatti penali per i quali è stato condannato.
Ma esistono veramente delle affinità tra i tre?
Secondo me no.
Berlusconi ha una storia di 20 anni alle spalle, sia da Presidente del Consiglio che da capo dell'opposizione in Parlamento c'è sempre stato formalmente, ma non l'ha mai frequentato molto. E' stato colui che si è inventato il Ministro dei rapporti col Parlamento proprio perché non sopportava le liturgie d'aula. Paradossalmente lo status di Senatore è diventato fondamentale per lui solo quando lo hanno dichiarato decaduto.
Grillo ha una storia politica più breve, il suo Movimento è nato in contrapposizione alla "casta" e l'esponente per antonomasia della "casta" è proprio il parlamentare. Gli eletti 5 stelle all'inizio non salutavano i colleghi, non volevano farsi chiamare onorevoli ma cittadini, hanno discusso per 6 mesi di diarie e scontrini, con l'incubo di venire assimilati agli "altri". Grillo in Parlamento dice di non potersi sedere, in ossequio al proprio codice etico che vieta la candidatura dei pregiudicati, ma non gli dispiace affatto, anzi. Sarebbe impossibile recitare il suo ruolo di guru in giacca e cravatta dietro uno scranno di Montecitorio
Renzi, infine, non è in Parlamento solo perché è il Sindaco di Firenze. Il suo futuro è sicuramente parlamentare. Da neo segretario del PD ha voluto incontrare subito il Presidente del Consiglio ed i gruppi parlamentari e proprio sulle riforme ha fondato la sua campagna per le primarie.

La differenza è balzata agli occhi, in maniera plateale, di fronte alla sconsiderata protesta dei cosiddetti forconi che per due giorni ha messo a ferro e fuoco alcune città italiane.
Grillo accarezza la protesta, i suoi parlamentari si fanno riprendere dalle telecamere mentre parlottano con i manifestanti. Il m5s si guarda bene dal condannare le violenze ed i disagi che le manifestazioni hanno provocato. 
Berlusconi idem. Addirittura annuncia di voler incontrare i leader dei forconi. Poi ci ripensa e manda in avanscoperta Daniela Santanché. Il tentativo è quello di strumentalizzare la protesta in chiave antigovernativa, dando la colpa del disagio (che ovviamente è presente tra i manifestanti) a Enrico Letta che pure fino a pochi giorni fa Berlusconi ed i suoi sostenevano.
L'unico partito ad aver affrontato la protesta dei forconi con lungimiranza e senza demagogia è il PD.
Letta è stato chiarissimo nel dire che il disagio va ascoltato, ma che certe piccole minoranze di una categoria economica non possono parlare a nome di tutti, soprattutto quando quelle categorie sono state ascoltate già nelle sedi appropriate attraverso i loro rappresentanti istituzionali.
I forconi si fecero conoscere già 2 anni fa, con i blocchi stradali del 2011. Poi, ricordiamolo, alle elezioni siciliane del 2012 il fondatore del movimento Mariano Ferro ha ottenuto l'1,55%, dimostrandosi tutt'altro che rappresentativo.
Fanno bene il PD di Renzi ed il Presidente del Consiglio Letta a non sottovalutare la protesta, ma fanno benissimo a non assecondarla. Quello di cui abbiamo bisogno, in questo momento, sono le riforme. Di demagogia, negli ultimi 20 anni, ne abbiamo avuta a bizzeffe, grazie soprattutto a Berlusconi e Grillo, e i risultati sono sotto gli occhi di tutti.

6.12.13

Saper competere, saper vincere e saper perdere.



L'8 dicembre è ormai vicinissimo, poche ore ancora e sapremo chi è il nuovo leader del PD.
Prima che i giochi siano fatti, però, vorrei sottolineare alcuni aspetti di questa campagna per le primarie e, in particolare, sottolinearne la differenza rispetto ad alcune del passato.
I competitors, come sappiamo, erano 4. Renzi, Cuperlo, Civati e Pittella, messi in ordine di pronostico.
Dopo il voto dei soli iscritti, che ha visto prevalere Renzi di circa 8 punti, è stato escluso Pittella, il quale aveva un po' sorpreso tutti per essere arrivato abbastanza vicino a Civati (6% il primo, 9% il secondo).
La campagna di Pittella, forte dello zoccolo duro della Lucania da cui proviene, è stata giocata molto sui temi dell'Europa (Pittella è europarlamentare). Era accreditato di una percentuale irrisoria (1% o 2%). E'andato ben oltre le aspettative. Se avesse superato Civati, che gode di ben altra popolarità e visibilità, sarebbe stato un esempio di scuola. Chapeau.
E veniamo agli altri 3.
RENZI
partiva con il ruolo di favorito. L'anno scorso era arrivato al 40% circa contro Bersani e dopo la disfatta dello smacchiatore e della sua idea di partito, sancita alle elezioni di febbraio, era naturale che la ribalta spettasse a lui che ne è stato il più fiero oppositore. La campagna di quest'anno è stata molto più sobria di quella del 2012, il sindaco di Firenze non aveva da recuperare consenso ma da gestire il vantaggio che tutti i sondaggi gli riconoscono. Ha riempito la campagna di contenuti e si è proiettato direttamente nella fase post primarie, tant'è che polemizza con lui Alfano mentre Berlusconi lo riconosce già come l'avversario.
Ha smesso i toni da rottamatore per usare quelli del leader. Il risultato di domenica gli darà torto o ragione. Dice che avrà vinto se otterrà il 50%+1 dei voti. Gli analisti credono che per cantare vittoria debba arrivare ben più su e, soprattutto, sperare in una alta partecipazione al voto. Secondo me l'obiettivo minimo è vincere, ogni punto superiore al 50% renderà la vittoria più netta. Se perde è un disastro.
CIVATI
parlo prima di Civati, perché secondo me la sua campagna merita la piazza d'onore. Partiva terzo, si è confermato terzo dopo il voto degli iscritti. Sperava chiaramente in qualcosa in più del 9% ma non si è dato per vinto e si è proiettato verso l'8 dicembre con coraggio e determinazione. Gli perdono certi toni un po' troppo scanzonati. Perdono meno l'atteggiamento troppo da fanclub dei suoi sostenitori. #VinceCivati è l'hashtag che si sono inventati ultimamente su twitter, dove il candidato monzese riscuote un notevole seguito. In molti sembrano crederci davvero, i media no di certo, visto che continuano a citare sondaggi in cui viene dato sotto il 15%. Sarà veramente così? E, soprattutto, quale risultato dovrà ottenere per poter dire, se non di aver vinto, almeno di aver fatto bene? Sicuramente se Civati dovesse arrivare secondo, superando Cuperlo avrebbe compiuto un miracolo e il suo risultato sancirebbe la sconfitta definitiva ed irrecuperabile del gruppo dirigente PCI/PDS/DS/PD legato ancora a Bersani e D'Alema. Stando ai sondaggi non sembra facile, ma chi può dirlo. Avrà perso, secondo me, se rimane fermo più o meno alla percentuale del primo turno. Tanto per dare qualche numero, perdente fino a 12-13%, bene fino a 16-17%, benissimo se sale ancora, strepitoso se supera Cuperlo.
CUPERLO
la vera nota dolente di queste primarie, secondo me.
Gianni Cuperlo è una persona squisita e dalle capacità personali indiscusse. Ma la strategia che ha scelto lo ha penalizzato parecchio. Il momento più basso per lui è stato il confronto su Sky, durante il quale non è riuscito mai a stare nei tempi, spesso è andato fuori tema, è parso scomposto in qualche attacco a Renzi. Insomma una tragedia. Giudizio unanime, tra l'altro, che dal giorno dopo ha reso in Civati più forte la convinzione che il secondo posto non è impossibile. Ma anche al di là del confronto in TV, si è voluta dare a Cuperlo una immagine un po' cattiva e livorosa, di uno che mette in bocca agli avversari parole e concetti mai espressi, capace di uscite addirittura clamorose, come quando ha detto (più volte) che Renzi sarebbe in continuità con il ventennio trascorso. Lui che si accompagna a D'Alema e Bersani.
Una mia amica che simpatizza per Cuperlo, su facebook, qualche giorno fa, ha postato una foto del principe con la fisarmonica di Candy Candy, dicendo che Cuperlo appartiene al suo immaginario dell'infanzia. 

Ecco, se avessero puntato su quel frame, sulla persona limpida che Cuperlo effettivamente è, invece di inventare panzane sugli avversari, forse avrebbero fatto una figura migliore.
Che risultato si aspetta Cuperlo?
I suoi sostenitori gettano in pasto a twitter e facebook previsioni apocalittiche, secondo le quali Renzi vincerebbe solo se prendesse il 70% con 3 milioni di votanti (ma vorrei vederli a cantare vittoria con, ad esempio, un 65%-25%-10%. Farebbero ridere gli osservatori politici di tutto il mondo di qui a 20 anni). Già sento ipotesi para-complottiste sul fatto che i media sarebbero tutti dalla parte di Renzi e bla bla bla. La verità è che Cuperlo (e ancora di più Bersani e D'Alema) in queste primarie si giocano parecchie delle loro possibilità di avere un ruolo nel PD nei prossimi anni. Non a caso D'Alema ogni tanto millanta la scissione.
Secondo me anche Cuperlo potrebbe dire di essere andato bene se supera la percentuale che ha preso al primo turno (38%). Strepitoso se vince. Male sotto al 35%. Se arriva terzo è un disastro.
Sono anche curioso di vedere le reazioni del giorno dopo.
Renzi lo scorso anno fece un discorso straordinario dopo la sua sconfitta. Diede atto a Bersani di aver avuto una vittoria netta, senza alibi.
Sapranno gli sconfitti di queste primarie esserne all'altezza? Vediamo. Le premesse non ci sono, ma sarò felice di essere smentito. Da come saprà vincere chi prevarrà e da come sapranno perdere gli sconfitti dipenderà molto del futuro del PD e dell'Italia.

3.12.13

Basta con la meglio gioventù

In verità il titolo poteva essere, l’Avvelenata generazionale, oppure Ci avete rotto le scatole voi e la vostra prosopopea sessantottina, (continua qui)

addthis