11.9.13

Il mito della stabilità

Sono settimane, dal giorno della condanna definitiva di Berlusconi, che ascoltiamo ripetere quasi ossessivamente dal Presidente della Repubblica, dal Presidente del Consiglio, da Bankitalia e dalle principali testate giornalistiche che "far cadere il governo sarebbe una follia" che "l'instabilità può costare cara".
Il concetto rimbalza da un'intervista ad un'altra, da un giornale ad un tolk show, dal Quirinale al bar sotto casa.
Tra le nefaste conseguenze di una crisi di governo si annoverano, di volta in volta, il fatto che decadrebbero i provvedimenti che hanno rinviato l'Imu, l'impossibilità di "agganciare la ripresa", il fatto che si vanificherebbero gli sforzi fatti sinora.
Io, sinceramente, penso che ci stiano prendendo per il culo.
Questo governo non ha fatto niente o quasi niente. La cosa dell'IMU ancora non è chiara, ancora non è definitiva e, comunque, c'è l'ombra delle solite accise dalle quali attingere la copertura finanziaria. Tagli strutturali non se ne sono visti. Riforme nemmeno. La storia del comitato dei saggi non pare essere seria, specialmente in considerazione del fatto che il PDL dimostra ogni giorno di avere a cuore solo ed esclusivamente la pelle del proprio leader. E cosa pensi di fare Berlusconi, più di ogni retroscena, lo svelano i banner che girano in rete: torna Forza Italia, quindi si va a votare.
E allora, mi domando, non sarebbe meglio rovesciarle da sinistra queste larghe intese e dire: si vede la fine della crisi, ci vuole un governo riformista serio?

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